LE CREATURE DEL CIELO NEGATO romanzo di Pasquale Carelli

Cari amici de “Gli occhi di Sedna”, buon anno e buone letture a tutti noi!

Come dono di uno splendido 2024,

vi dedico la prefazione che ho avuto l’onore e il piacere di scrivere per

l’ultimo libro di Pasquale Carelli.

 

Casa editrice: L’ArgoLibro

Genere: Romanzo
Pagine: 467
Anno di uscita: 2023

Copertina di Annamaria Carelli

Prezzo: € 18,00

 

E se il cielo sopra di noi fosse eternamente uguale a sé stesso, unica variante il chiarore del giorno e il buio della notte? Senza la coscienza di questa situazione e, di conseguenza, senza altri parametri di confronto, nulla sembrerebbe turbare la nostra ripetitiva quotidianità.

E se, invece, un evento straordinario spingesse a prendere coscienza di questa triste condizione non gli uomini, ma i personaggi di un romanzo?

Senza ma e senza se, questo è ciò che accade nelle pagine dell’ultimo lavoro di Pasquale Carelli, “Le creature del cielo negato”.

Attraverso una scrittura che si decompone e ricompone in storie e livelli sempre più coinvolgenti, l’autore ti rapisce sin dalle prime battute e non c’è più via di scampo.

Sei prigioniero del mondo incantato delle sue parole, capaci di evocare situazioni e sentimenti con una forza e una determinazione tali, che non ti consentono di posare il libro fino all’ultima pagina, quando poi devi lottare con la nostalgia dei luoghi e dei personaggi che ti assale e ti accompagna.

Vorresti saper altro di loro, vorresti seguirli in una nuova avventura. Per cui, continui a riflettere e ad immaginare altri possibili risvolti.

Ed è proprio in questo momento che l’obiettivo dell’autore è pienamente raggiunto.

Il patto narrativo è sancito e la relazione con il lettore diventa, per così dire, biunivoca: arriva un meraviglioso feed back ideale, in base al quale si rimane legati, come dicevo poc’anzi, alla storia e alle sue sequenze.  I suoi valori, dunque, diventano i tuoi, ti esortano ad interrogarti, ad avanzare ipotesi, a trovare soluzioni e risposte, anche quando ciò non è possibile e l’epilogo è una questione aperta, perché tutto riconduce alle dinamiche della condizione umana.

Attraverso passaggi e metamorfosi, che spingono i protagonisti ad una sorta di metacoscienza, ribaltando la tecnica pirandelliana, Carelli guida i personaggi non in cerca di un autore, ma di risposte e di motivazioni.

Difatti, abbandonati dal loro autore, essi cominciano a muoversi con sempre più ampi sprazzi di autonomia. Ciò li rende indipendenti dalle pagine dello scritto e, in itinere, li induce a prendere coscienza della loro condizione, chiedendosi se, a questo punto, ci sia un limite imposto alla loro libertà.

Cosa fare, dunque?

Lasciarsi andare, sperando che il tempo consumi la carta e, di conseguenza, anche i contenuti?

O, piuttosto, reagire, lasciandosi trascinare da una musica straordinaria che funge da fil rouge per tutto il romanzo?

Le possibili risposte ci accompagnano, rigo dopo rigo, attraverso una narrazione molto fluida, oserei dire melodiosa, al punto che, se l’opera fosse scritta in ottave, ci potrebbe ricondurre finanche alla tradizione degli antichi poemi.

Storia intensa, quindi, questa in cui l’autore ci invita ad entrare; tuttavia, mai faticosa, anzi sempre coinvolgente e dinamica. Difficilmente, infatti, si trovano sequenze statiche in questo capolavoro, che coniuga abilmente il mito e la quotidianità, l’eternità degli dei e la fallibilità degli uomini.

Questi ultimi molto più fortunati, perché figli del tempo e dello spazio, categorie dell’effimero che, al contrario di quanto si potrebbe pensare,  stimolano ad una vita autenticamente vissuta.

Non ci resta, dunque, che immergerci nelle pagine del romanzo e diventare protagonisti di una storia che ci lascerà senza parole!

 

Incipit del romanzo

 

 

FONTE DELL’IMMAGINE IN EVIDENZA: L’ArgoLibro editore

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